domenica 26 giugno 2011

Alitalia, anche gli americani se la ridono

Nel 2008 consigliai a Berlusconi di dare in gestione l'Alitalia a Wanna Marchi. Non mi ascoltò, cedendo, la parte "buona" (aerei, slot ecc.) della compagnia tricolore, alla società CAI di Colaninno & C., mentre quella passiva (i debiti)  venne confluita nelle casse dello stato, le nostre casse.
Alla fine l'Alitalia se la papperà a sconto (visto che i debiti li paghiamo noi)  Air France. Bravo Papi bell'affare! Prima di tutto gli italiani.  

Wikileaks. Alitalia, ecco la truffa di B.
di Stefania Maurizi 
Articolo dell'Esperesso del 17 giugno 2011

Nel dossier riservato Usa che pubblichiamo in esclusiva, l'analisi lapidaria dell'amabsciata americana sulla cordata Cai. "È una pagina triste, Berlusconi ha aiutato i suoi amici e fatto pagare i debiti ai contribuenti italiani"

(17 giugno 2011) La cordata Alitalia? "Amiconi del Cavaliere, che si sono presi il meglio della compagnia lasciando ai contribuenti il peso dei debiti". Ora che si ricomincia a parlare di un futuro francese per la compagnia di bandiera, fa effetto leggere il giudizio di Washington sul ruolo di Silvio Berlusconi nella vicenda.

L'analisi, contenuta in un dossier riservato ottenuto da WikiLeaks che "l'Espresso" pubblica in esclusiva, si intitola: "Alitalia vola ancora sotto bandiera italiana, ma a un prezzo alto per l'Italia". A scrivere è Ronald Spogli, l'ambasciatore americano inviato a Roma da George W. Bush, che ha raccontato come tra Berlusconi e Bush ci fosse "un'intesa particolare". Nella stagione di Spogli tra Palazzo Chigi e Casa Bianca c'è stato un filo diretto, che ha fatto nascere operazioni internazionali, missioni militari e grandi affari. Eppure è difficile immaginare un giudizio più tagliente sull'operato del premier. "Durante la campagna elettorale della primavera 2008 l'allora candidato Berlusconi è intervenuto sulla vendita di Alitalia, dichiarando che sarebbe dovuta rimanere "italiana"".

Spogli ricostruisce come durante il governo Prodi l'appello del Cavaliere e le proteste dei sindacati abbiano fatto tramontare l'offerta di Air France-Klm per rilevare la compagnia. "Avendo mandato in fumo l'affare, Berlusconi si è ovviamente ritrovato sotto la pressione politica di dover salvare in qualche modo Alitalia". Allora, per "fornire la sua soluzione italiana Berlusconi ha usato le proprie capacità politiche e personali al fine di convincere un gruppo di ricchi uomini d'affari italiani a dedicarsi al "salvataggio" della compagnia e a preservarne l'italianità".

E' così che sedici investitori formano la Cai, Compagnia aerea italiana. E il risanamento dell'impresa è presto spiegato: "(I sedici, ndr.) saranno aiutati da una legge italiana sulla bancarotta fatta su misura, che permetterà di dividere in due la compagnia: gli obblighi e i debiti di un miliardo di euro rimarranno alla "bad company", che sarà di responsabilità del governo italiano, e Cai si terrà la parte redditizia". L'ambasciatore descrive i sedici uomini d'affari, da Roberto Colaninno a Gilberto Benetton, in un paragrafo dal titolo: "Gli investitori Cai: capitalisti o amici degli amici?".

Poi il commento finale dell'emissario di Bush, lapidario: "La saga Alitalia è un triste memento di come funzionano le cose in Italia e della debole aderenza di Berlusconi ad alcuni principi base del capitalismo del libero mercato. Berlusconi aveva la possibilità di lasciare che questa vicenda fosse gestita come una faccenda di affari e invece ha scelto di politicizzarla (...) un gruppo di amici stretti di Berlusconi sono stati allettati a prendere la porzione sana di Alitalia, lasciando i debiti ai contribuenti italiani. Le regole della bancarotta sono state cambiate nel corso dell'operazione per soddisfare i bisogni del governo (...) il modo in cui questo affare è stato gestito - amicizie, interferenza politica, preferenza per acquirenti italiani e leggi fatte su misura - ha offerto al mondo un chiaro promemoria dei limiti dell'Italia in materia di investimenti".

Tanto più che "resta da vedere se i viaggiatori italiani ne beneficeranno". E che Alitalia ha comunque bisogno di un alleato internazionale, per non restare chiusa nella provincialità. Su questo punto, nel file dell'ottobre 2010 Spogli sottolinea il sostegno della Lega per Lufthansa che promette di mantenere l'hub milanese di Malpensa. Ma meno di tre anni dopo, anche i tedeschi hanno fatto le valigie abbandonando lo scalo lombardo. E tutto torna sulla rotta di Parigi: anni e miliardi buttati via.

lunedì 20 giugno 2011

Risposta al Signor Roberto Bertamè di Affi

Osservazioni al commento del Sig. Bertamè riferito al post "Il Sole a Cavaion", nel quale, viene pubblicato un articolo tratto dal periodico La Voce del Paese n. 2 del mese di Aprile 2011, dal titolo "Il Sole" di Adriana Bozzetto.
No, signor Bertamè, non sono a conoscenza delle pale eoliche ad Affi (sul Moscal?), conoscevo il progetto del Comune di Rivoli.
Sono d’accordo con Lei che si dovrebbe tener conto dell’impatto ambientale, in questo caso paesaggistico. Purtroppo la tutela del paesaggio nel nostro Paese, intendo l’Italia, non interessa a nessuno, anzi sembra si sia fatto di tutto per favorirne il saccheggio (Le consiglio la lettura di “Paesaggio Costituzione cemento” di Salvatore Settis[1] per i tipi di Einaudi[2]).
Non riesco ad immaginare un altro Paese con tanti epigoni di Attila che, come insegnavano a scuola una volta, dove passava lui non cresceva più neanche un filo d’erba.
Se proprio siamo sensibili alla conservazione del paesaggio non dovremmo scandalizzarci solo per pale eoliche poste, immagino, dove i venti soffiano abbondanti: i falsi abeti che crescono ovunque, in realtà ripetitori per consentire alla società globalizzata di mettersi in contatto con gli altri abitanti del global village in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo. Lei, usa il telefonino? Sa come funziona? Lei, usa il computer: sa come funziona?
Per non parlare poi della distruzione di territorio agricolo per costruire abitazioni non si sa per chi, vista la “crescita” demografica italiana. Credo che dovranno passare un paio di generazioni prima che lavoratori stranieri, immigrati da terre lontane, possano permettersi l’acquisto di un appartamento o di una casetta a schiera. Per non parlare di “prestigiose ville con piscina” costruite in luoghi con vista mozzafiato, “ville” che assomigliano a bungalow, di nessun pregio architettonico. Sarebbe poi interessante sapere a che classe appartengono in riferimento all’impatto ambientale, classe A o classe Z?
Ha mai visto Lei un cantiere con un cartello sul quale si possa leggere che il signor tal dei tali si sta costruendo una casetta per sé? Io, no, tutte società varie immobiliari, Perché?
E non è solo distruzione di terreno agricolo: sono buchi nella terra, crateri immensi per ricavare sabbia, ghiaia, per ricavare creta, fianchi di colline lacerati per ricavare pietre, ecc. ecc.
Di fronte a tutto questo, la mia simpatia va senz’altro alle pale eoliche, naturalmente collocate in luoghi, tenuto conto sia del corso dei venti sia della salvaguardia del paesaggio.
Ritornando ai nostri rispettivi paesotti, voi almeno avete bei marciapiedi, strade curate, ed altro forse. Noi non abbiamo nemmeno quello: marciapiedi fatiscenti, strade altrettanto, deflusso delle acque piovane pressoché inesistente, per cui molte strade, quando piove, si trasformano in veri e propri progni, illuminazione stradale composita, ed altro. Per non parlare di un debito pubblico classificatosi al secondo posto, a livello regionale. Solo medaglia d’argento, purtroppo.
Magari, in futuro, si potrebbe proporre una ottimizzazione delle sinergie amministrative, da attuarsi fondendo piccoli comuni limitrofi: si ridurrebbero sicuramente i costi del personale. E poi un controllo annuale, da parte della Corte dei Conti, delle spesuccie sostenute dalle Amministrazioni Comunali//Regionali. Le valutazioni sarebbero da farsi sulla base di seri parametri di spesa pro abitante che, se superati, dovrebbero avere come conseguenza la rimozione in toto dell’Amministrazione con debita ed adeguata punizione pecuniaria.
Le Provincie non le ho dimenticate, solo andrebbero eliminate.

La saluto cordialmente

Adriana Bozzetto


[1] Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, ha diretto il Getty Research Institute di Los Angeles e la Normale di Pisa. Ora, a Madrid, ha la Cátedra del Prado.
[2] Sul retro di copertina si legge: “Il paesaggio è il grande malato d’Italia. Quello che fu il Bel Paese fa scempio di se stesso, è sommerso dal cemento. Che cosa sta succedendo agli italiani, che cosa ci acceca? E’ ancora possibile indignarsi, recuperare memoria storica, riguadagnare spazio all’insegna della Costituzione?”

domenica 5 giugno 2011

Referendum 12-13 giugno 4 SI per dire NO















REFERENDUM ABROGATIVO DEL 12- 13 GIUGNO. VOTA SI’ PER DIRE NO


NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA: il governo vuole fare dell’acqua una merce, sottomettendo questa risorsa comune e universale alle leggi del mercato.
Con due SI possiamo: 1) Abrogare l’articolo 23 bis della legge 133/2008 e successive modifiche per impedire la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici italiani; 2) Abrogare parti dell’articolo 154 del codice dell’ambiente per impedire di fare profitti sull’acqua.
 
NO ALL’ENERGIA NUCLEARE
: il governo intende riproporre il ricorso all’energia atomica, che gli italiani hanno già bocciato nel 1987. Con il nostro SI possiamo bocciare il ricorso al nucleare e orientare il nostro paese verso fonti di energia rinnovabili e meno pericolose per la salute dell’uomo e del pianeta.
 
NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO
: governanti e governati non devono essere uguali davanti alla legge? Diciamolo forte e chiaro votando SI per l’ abrogazione della legge 7 aprile 2010, n. 51 in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire inudienza penale”.

AFFINCHE’ IL REFERENDUM SIA VALIDO OCCORE CHE VADA A VOTARE IL 50%+1 DEGLI AVENTI DIRITTO, PURTROPPO NEI MEDIA TRADIZIONALI SI PARLA POCO DELL'EVENTO,  PASSATE PAROLA!